Nel Mar Egeo 79 morti: lutto internazionale

Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento“.

(Mons. Delpini – Omelia del 14 giugno 2023)

Ci risiamo. Abbiamo ancora negli occhi – e nel cuore – la drammatica immagine delle bare dei naufraghi che hanno perso la vita a largo delle coste di Cutro. Il mare, ancora una volta, restituisce corpi senza vita di esseri umani, ai quali è stata strappata la preziosa speranza di una vita dignitosa, serena, nuova.

Il Pianeta continua a riconoscere in questo modo, bruscamente, quel sesto continente che, a differenza degli altri, è sempre in movimento. Europei, asiatici, africani, oceaniani e americani si accompagnano alla vasta popolazione di migranti: donne e uomini che scelgono di lasciare la propria terra per sperare di approdare in contesti che considerano migliori, più adeguati alle loro aspettative di vita e speranza.

Se ci pensate, le migrazioni sono tra le più naturali esigenze degli esseri umani. A buon diritto, ciascuno sarebbe libero di andare dove crede e abitare lo spazio che vuole. “Sarebbe libero”, appunto. La differenza, in questi casi, è stabilita dal passaporto con il quale ti accompagni e se sei nato dalla parte sbagliata del Mondo, devi rassegnarti all’idea che il tuo desiderio di vita conta meno delle persone verso le quali sei diretto.

Si tratta di un mondo ingiusto. Inutile negarlo. Da decenni assistiamo, immobili e indifferenti, alla processione di salme benedette dal mare, i polmoni carichi di acqua salata e gli occhi terrorizzati, intrappolati in quell’ossimoro che tiene insieme la bellezza dell’immenso mare e il dramma dell’ultimo respiro.

“La Terra è di tutti e ciascuno è libero di muoversi liberamente”, ci ricorda Papa Francesco. Un diritto costantemente negato. Un appello che abbiamo, da tempo, smesso di ascoltare.

Il Mare Egeo accoglie nostre sorelle e nostri fratelli. Un immenso cimitero di corpi senza nome e senza storia che ci costringe, ancora una volta, a rispettare l’ennesimo momento di lutto internazionale.

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