La prefazione di Mons. Angelo Spinillo per il Dossier “FormAzioni”, realizzato dall’Osservatorio Povertà e Risorse della Diocesi di Aversa. Clicca qui per scaricare il Dossier 2023.
Tra le immagini di Santi e di Sante che, quali testimonianze di carità vissuta, arricchiscono le nostre chiese, spesso si incontrano statue o dipinti che raffigurano uomini o donne, e non solo sacerdoti o suore, nell’atteggiamento di chi accompagna o indica a giovani, a bambini e bambine, una strada da percorrere o di chi cerca di indicare loro un’attenzione a ciò che è più avanti, o anche nell’atto di insegnare e trasmettere nozioni e conoscenze. La diversità della foggia degli abiti dei personaggi ritratti nelle statue o nei dipinti proposti alla pubblica venerazione ci permette di riconoscere la particolarità delle situazioni ed il periodo della storia in cui ciascuno di essi è vissuto.
Da quest’ampia varietà di presenze, tanto significative nella vita della Chiesa, ci è facile riconoscere l’intensa e costante carità vissuta dai cristiani e la particolare sensibilità che ha animato tanti nostri fratelli e sorelle a donare concreta e viva attenzione alla necessaria opera di educazione e di formazione dei più piccoli e dei più deboli. Se proviamo, poi, a rileggere la storia di questi fratelli e sorelle, che riconosciamo “santi” perché particolarmente coinvolti nella carità di Dio, scopriamo che la loro opera di formazione si è sviluppata sempre in tempi ed in contesti di autentica emergenza sociale. Non mi attardo a citare esempi o a raccontare esperienze, che sarebbero veramente numerosissime, e, penso di poter dire, tutte coinvolgenti perché tutte vissute come una vitale alternativa al pensiero della società del tempo. Tra i tanti, però, mi piace citarne uno, un uomo che, proprio nella nostra regione Campania, ha vissuto come una vocazione il dedicarsi all’educazione dei più piccoli, soprattutto degli orfani, e particolarmente anche di quelli che un presuntuoso pensiero scientifico riteneva di dover abbandonare a sé stessi destinandoli a non poter avere ruoli significativi nella società o a perdersi nei bassifondi delle miserie umane.
Bartolo Longo, l’avvocato pugliese trasferitosi a Pompei dopo essere stato colpito dall’incalzante ignoranza religiosa e umana di quella popolazione. Egli sentì che la Madonna lo chiamava a vivere la carità nella dimensione educativa e formativa accogliendo e accompagnando anzitutto gli orfani e i poveri, particolarmente i figli dei carcerati. In uno scritto del 1894, egli affermava con forza: “Ho detto che la Carità, nel senso più largo della parola, cioè l’amore, deve essere la base, il fondamento di ogni sistema pedagogico che voglia pervenire a sicuri e lodevoli risultati; ed aggiungo, ora, che con l’amore e per l’amore si ottiene educato il fanciullo, ancorché incorreggibile, o, come dicono, delinquente nato”. L’espressione finale del Beato Bartolo Longo fa inequivocabile riferimento alle affermazioni di qualche corrente di pensiero, di scuola positivista, che nella seconda metà dell’Ottocento, nell’affermare il sicuro progresso delle nuove conoscenze scientifiche, ne assolutizzava, però, in maniera deterministica alcuni risultati fino a ritenere inutile ogni tentativo di educazione per quegli esseri umani che, nati da persone già delinquenti, erano ritenuti inevitabilmente condizionati dai caratteri ereditari che gli erano stati naturalmente trasmessi.
A scorrere le pagine della storia, come dicevo, si incontra spesso, ed in varie forme, un’ emergenza educativa. Possiamo dire che in ogni forma di emergenza educativa, anzi come sua base e suo fondamento, si pone la negazione di ogni possibilità di crescita della persona, si accetta con rassegnazione il determinismo delle condizioni sociali del momento storico. Al contrario, invece, come Bartolo Longo, tanti veri educatori, anche in contesti di pensiero non ispirati dalla religione, con la loro opera hanno testimoniato fiducia nelle possibilità della persona umana, hanno impegnato sé stessi ad aiutare l’umanità a credere nelle proprie capacità e a dare concretezza di cammino a ciò che altrimenti sarebbe restato chiuso nella prigionia dell’impossibilità, perduto nel limite fatalistico della rassegnazione al sempre ripetitivo, sterile pensiero di un tipo di organizzazione sociale.

Oggi, nel tempo che viviamo, non mancano situazioni di vita della società umana che, purtroppo, generano forme di emergenza educativa. Ne sono testimonianza le tante, preoccupanti notizie di atteggiamenti e comportamenti di giovanissimi o anche di adulti che riempiono le pagine della cronaca del momento. In realtà, alle nostre ultime generazioni non mancano l’offerta e le possibilità di accedere facilmente a percorsi formativi. Tuttavia avvertiamo forte la mancanza di una capacità o di desiderio di guardare più avanti, di sperare in quell’oltre che può incoraggiare o motivare il desiderio di fare un cammino nuovo nella verità e nel giusto, e di farlo insieme con gli altri. Papa Francesco definisce un “bisogno urgente” il cercare, anzi l’educarsi ad un sapiente discernimento. Nel nostro tempo, infatti, come dicevo, non mancano le possibilità di essere informati o di imparare ad usare in qualche modo ciò che la tecnologia mette con facilità a disposizione di tutti. L’emergenza educativa che noi, oggi, siamo chiamati a fronteggiare sembra trovarsi nell’incapacità di discernere, di riconoscere, nella fatica a voler cercare il senso ed il valore delle cose, e spesso delle persone, che vengono soltanto usate; tristemente usate.
Dice il Papa: “La vita attuale offre enormi possibilità di azione e di distrazione, e il mondo le presenta come se fossero tutte valide e buone” (Gaudete et exsultate, n. 167). La grande povertà della nostra umanità, l’emergenza educativa del nostro tempo, allora, si può effettivamente riconoscere nella consolidata abitudine ad usare strumentalmente anche le conoscenze e le scienze senza riuscire a vivere in esse l’aprirsi del cuore e della mente della persona al saper cercare il vero, a gioire del buono, a discernere il giusto. Dice ancora il Papa: “Il discernimento spirituale non esclude gli apporti delle sapienze umane, esistenziali, psicologiche, sociologiche o morali. Però le trascende… Non è in gioco solo un benessere temporale, né la soddisfazione di fare qualcosa di utile, e nemmeno il desiderio di avere la coscienza tranquilla. È in gioco il senso della mia vita davanti al Padre” (Gaudete et exsultate, n. 170).
Perché la nostra società, oggi, possa vivere imparando un sereno ed efficace discernimento, perché possa gioire della conoscenza e della partecipazione alla vita, deve sicuramente cercare un più vivo dialogo educativo tra gli adulti ed i giovani, tra allievi e docenti, tra genitori e figli, tra
amici ed esperti, tra animatori e partecipanti ad ogni concreta attività di vita.
Credo di poter dire che l’emergenza educativa presente nel nostro tempo e nella nostra società è forse ancora più insidiosa di quella di altri tempi, per questo dico grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla redazione di questo dossier che vuole invitare tutti a guardare alla realtà dei bisogni
e delle potenzialità del nostro territorio. Avere consapevolezza della realtà e assumerne coscienza è già aver avviato quell’attenzione necessaria a
cercare insieme di dare efficace risposta alle domande che l’emergenza pone.
Grazie per il lavoro attento e sollecito di cui ci vengono oggi presentati i risultati. Auspico che il nostro dialogare sui temi che ci vengono proposti
possa generare rinnovato slancio di vita per questa nostra comunità sociale ed ecclesiale.
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